Expo 2015 nelle intenzioni voleva essere una vetrina del cibo, quello buono, genuino ed eticamente corretto.
Voleva valorizzare le eccellenze produttive, culturali e ambientali mondiali. Voleva creare sinergie tra enti pubblici, soggetti privati profit e non profit.
Francamente di tutto questo all’Expo ho visto ben poco purtroppo e alla fine del viaggio mi è tornato in mente un commento di Vittorio Agnoletto, il quale sostiene che l’Expo sia “una cosa a metà tra una fiera campionaria e un parco giochi”.
A malincuore mi trovo ad essere d’accordo con lui.
Pochissimi Paesi sono stati coerenti con il tema dato, ossia “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita”.
Molti padiglioni sembravano costruiti solo per promuovere il turismo e spesso erano semivuoti (a dispetto della maestosità degli edifici), superficiali, con qualche fuggevole accenno alle coltivazioni prodotte (mi hanno ricordato quando a scuola dovevo imparare a memoria le colture e le città di ogni Paese).
Ecco la nostra personalissima classifica.
I padiglioni migliori dell’Expo (secondo noi)
Senza dubbio il padiglione Zero e il padiglione Italia sono tra i nostri preferiti.
Hanno sviluppato il tema dello sviluppo dell’umanità, della sostenibilità, della mercificazione delle risorse agricole e dei disastri ambientali.
Il tutto con immediatezza ed impatto. Gli spunti di riflessione sono stati molti e sono arrivati tutti forte e chiaro.
In particolare il padiglione Italia ha messo in risalto il principio di fare bene le cose per il gusto di farle bene, rispettando e sviluppando materie prime di eccellenza.
Si percepiva la creatività, l’ingegno, la passione per la terra dei nostri produttori; la bellezza che pervade il nostro Paese e che si esprime in moltissime forme, tutte collegate tra loro.
Poi il Regno Unito con il suo alveare di acciaio collegato con un vero alveare.
La Francia con la sua “dispensa” piena di cibi, spezie, vini e suppellettili.
L’Argentina che ha reso omaggio anche all’emigrazione italiana e L’Olanda con il suo accampamento un po’ hippy, gioioso e disinvolto.
Cascina Triulza e il non profit
Tasto dolente ahimé. Nonostante il mondo del terzo settore abbia organizzato un cartellone ricco di eventi, noi l’abbiamo trovato semivuoto: pochi stand delle organizzazioni aderenti e pochi visitatori.
Davvero un peccato, ma bello l’orto!
Il padiglione Slow Food invece è stato all’altezza delle aspettative. Molto curato, pieno di spunti, degustazioni e gadget.
Come il bicchiere che mi hanno regalato: contiene una manciata di terra e dei semi di pomodoro. Basta annaffiare, aspettare e trapiantare.
Un’idea semplice, d’impatto ed efficace. Bravi!
Expo ha donato ad alcune organizzazioni non profit uno stand, dando loro la possibilità di promuovere le proprie attività.
Tra queste, Save the Children e Casa Don Bosco.
Le grandi delusioni dell’Expo
Della bellezza tanto decantata nel padiglione Italia non abbiamo trovato traccia nel padiglione del Vino.
Un succedersi di stanze piene di vini da degustare, ma nessuna traccia dei territori di provenienza, della storia, della cultura di quel vino.
Un prodotto senza un contesto resta una merce, non ci trasmette emozioni né valori.
La bellezza invece l’abbiamo percepita nel padiglione Nepal: una struttura rimasta incompleta perché in seguito al terremoto dei mesi scorsi tutti gli operai sono tornati in patria per soccorrere le rispettive famiglie.
Nonostante questo, grande è l’emozione ed il senso di pace che abbiamo provato.
Cosa resta dell’Expo?
A noi resta la sensazione che l’Expo non abbia centrato completamente l’obiettivo: bisogna avere un pensiero per esprimerlo e molti Paesi hanno dimostrato di non averle nulla da dire sul tema (e anche questo ci dice qualcosa di loro).
I Paesi che invece hanno sviscerato l’argomento hanno catturato tutta la nostra attenzione, quindi hanno raggiunto lo scopo: farci riflettere sulla nostra percezione del cibo, sul valore che gli diamo e sull’incidenza dello sviluppo industriale nella nostra vita.
Il suggerimento che vi lasciamo è un pensiero di Michael Pollan “Non mangiate nulla che vostra nonna non riconoscerebbe come cibo”.
Armatevi di scarpe comode, visitate l’Expo e diteci cosa ne pensate.
Germana Pietrani Sgalla & il team di tornaconto&c.